(di Doriana Puglisi)
Qualche giorno fa, memore di un piccolo debito lasciato in bottega, chiamiamo così gli alimentari del paese, l’unico esercizio commerciale oltre il bar rimasto, durante i miei giri col cane non portando mai il portafoglio appresso, qualche volta ricordo improvvisamente di aver bisogno di qualcosa e chiedo alle negozianti di potermi far credito facendo segnare in un quaderno apposito il mio debito. In realtà il paese non è un vero e proprio paese, ma una frazione con poche centinaia di abitanti: mi trovo bene, mi sento completamente a mio agio nei posti piccoli, dove ci si conosce tutti, dove ci si saluta tutti, un buongiorno anche per il “foresto” di passaggio non manca, dove l’umanità esiste ancora, dove ho sempre sostenuto che i figli crescano immersi in una qualità di vita eccezionale, giocando per strada, rincorrendosi per i prati e scorazzando tutto il giorno con la bicicletta, senza aver paura del buio, senza aver paura di provocare trambusti se gioiosamente urlano a rincorrersi, dove lascio sempre la portiera dell’auto non chiusa a chiave. Bene, mi reco a pagare il piccolo debito e comperare qualcos’altro e all’uscita noto, vicino alla cassa, il foglio di cui la foto, mai visto prima. Beh, son rimasta male, molto male e la delusione è stata piuttosto cocente: non avrei mai lontanamente supposto! Dopo aver letto il cartello a bocca aperta, faccio a una delle gerenti del piccolo supermarket: – Anche qui? No, non è possibile! Davvero?” “Si – mi fa una delle due donne – purtroppo si! Sono in due persone, due donne, che a ogni spesa dimenticavano sempre un pezzo nel fondo della borsa della spesa portata da casa e usata come contenitore a posto dell’apposito carrello: una volta il caffè, una volta lo zucchero, una volta la pasta… Una di loro, dopo aver letto questo nostro scritto ha smesso, ma una continua. Non è gente che ha bisogno, qualcuno avesse bisogno di qualcosa e lo chiedesse, volentieri glielo regaleremmo…escludiamo si tratti di cleptomania”. So che son rimasta sorpresa, sconcertatamente sorpresa e ho considerato che se qui, con poca gente, è così figuriamoci dove la densità di popolazione è alta cosa debba succedere. E ho pensato che anche qui, da qualcosa, da qualcuno almeno, bisogna difendersi, parlo dal punto di vista delle negozianti che sicuramente, adesso, dovranno essere più vigili e controllare di più il viavai…e tutto questo mi ha rattristato.Lo so che non c’entro niente e che per colpa di qualcuno alla fine cambia tutto e tutti dobbiamo pagare, così come so che in bottega nessuno mi controllerà mai, ma ci penso e di certo son rimasta colpita da questo fatto. Son piccoli fatti, ma sommamdoli ad altri ed altri ed altri, danno da pensare e considerare che forse il paradiso lo stiamo perdendo anche qui. Qui, in questo angolo di mondo chiamato Dolomiti bellunesi.
Il profumo dei camini
Il profumo dei camini m’investe le narici
negli stretti vicoli del deserto villaggio
solo un suono di campane
che ti richiama al vespro
un’auto sommessamente
quasi con pudore avanza
le faccio strada in quest’irreale imbrunire
godo di questi luoghi e momenti
dove tutto sembra fermo
dove la fretta all’apparenza non esiste
dove lo spazio vive e sei vera persona
dove il tuo ritornello coincide con la vita
sembra che passi un gatto
e invece è solo un’ombra
Doriana Puglisi
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